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giovedì 9 aprile 2020

Mascherina sapientemente altruistica




Nelle scienze matematiche sapiente, nella scienza del bene sapientissima: impegnative le parole dedicate a Maria Gaetana Agnesi, umile ancella di carità e prima direttrice del Pio Albergo Trivulzio, del quale le cronache di questi giorni parlano per una vicenda in cui le mascherine hanno avuto un ruolo non secondario.

In questi tempi di pandemia, in cui la sapienza è merce rara, le mascherine hanno assunto un’importanza simbolica che poco ha a che fare con la scienza e con il bene. Al popolo è gradito che le si imponga e si esalta se vengono regalate. Ai governanti è gradito fare ciò che il popolo reclama: dunque assisteremo a maldestri tentativi di approvvigionamento, a truffe, speculazioni, corruzione e scontento. Chi ne avrebbe davvero bisogno non ne ha e chi le ha spesso le usa male.

Chi, pur nutrendo dubbi sulla capacità della maggioranza delle persone di gestire le mascherine e quindi di trarne gli sperati benefìci, voglia impegnare utilmente la mente e le mani, si potrà dilettare nella realizzazione di umili mascherine riciclabili, confortevoli nell'uso, efficaci quanto lo può essere una produzione casalinga e utili soprattutto a impedire di diffondere nell’aria le proprie secrezioni. Si potrà esibire con orgoglio la mascherina autoprodotta, nella consapevolezza di non averne sottratte a chi ne ha davvero bisogno e di salvaguardare l'ambiente.

L’esperimento di mascherina qui descritto è stato realizzato con tessuto in cotone chiamato “pelle d’uovo”, leggero e a trama molto fitta, usato in passato per la biancheria femminile o per i lenzuolini e i camicini dei neonati. Se non riuscirete a trovarne, potrete sacrificare qualche capo del vostro corredo. Per il filtro interno occorrono delle “lavette” in tessuto-non-tessuto di microfibra, lavabili a 60 °C e ritagliabili senza creare pelucchi, oppure del tessuto chiamato “pile” ma molto leggero. Potrete anche sperimentare utilmente dei ritagli di camici monouso in tessuto-non-tessuto o panni per spolverare usa-e-getta, ma si tratta di materiali non conformi agli scopi perseguiti di minimo impatto ambientale.

La mascherina qui mostrata ha superato due modeste prove casalinghe, facilmente effettuabili da chiunque. Non si intende istigare nello spirito di alcuno il tarlo del dubbio, inducendo a effettuare simili procedure sulle mascherine acquistate a caro prezzo o ricevute in dono: ci si limiterà qui a consigliare di saggiare quelle da se stessi confezionate, affinché si possa accrescere la legittima stima verso il proprio accorto operato.

Prima di cimentarvi nelle prove, verificate che sia presente il requisito minimo per poter definire "filtrante" una qualsivoglia mascherina: essa deve appunto filtrare l'aria inspirata ed espirata, senza ostacolarne il passaggio. Inutile ricordare ai sagaci lettori che le prove di seguito descritte non hanno senso con le mascherine "chirurgiche" monouso che per definizione non sono filtranti. Indossando la vostra mascherina, dovrete avere la percezione di poter respirare attraverso i diversi strati che la compongono, senza avvertire che l'aria entri o esca dai bordi. Osservandovi allo specchio, dovrete vedere lievemente gonfiarsi e sgonfiarsi la mascherina seguendo gli atti respiratori.

Dopo questa verifica preliminare, andiamo a illustrare la prima prova. Indossate la mascherina da saggiare, collocatevi col viso il più vicino possibile a uno specchio e alitate: se la superficie dello specchio si appanna, vuol dire che le minuscole goccioline di umidità del vostro fiato passano attraverso la presunta protezione e saranno quindi in grado di veicolare gli ospiti sgradevoli e sconosciuti che non vorreste diffondere.

La seconda prova richiede l’uso di una bomboletta di deodorante spray e necessita la presenza di un collaboratore. Impugnate la mascherina con due mani, come se fosse sottoposta alla tensione applicata dal vostro viso durante l’uso, e tenetela davanti ai vostri occhi in modo da poterla ben osservare, di lato però e non di fronte. Collocatevi di fronte a una finestra aperta e chiedete alla persona che vi assiste di spruzzare il deodorante attraverso la mascherina, a poca distanza. Vedrete una nuvoletta di goccioline finissime, vero e proprio aerosol, simile a quello che riusciamo a produrre non certo durante la normale respirazione e neanche gridando, starnutendo o tossendo, per quanto in modo scomposto e fragoroso, ma solo durante procedure mediche quali intubazione tracheale o broncoscopia. Se la nube di goccioline attraversa indisturbata o quasi la mascherina, potrete dedurre che quest'ultima ha uno scarso effetto protettivo sia in entrata che in uscita. Questa seconda prova richiede il lavaggio successivo della mascherina e quindi non è applicabile a quelle destinate a essere gettate dopo l’uso, a meno di non disporre di una congrua riserva di pezzi.

Inutile dilungarsi coi lettori di queste righe su come debbano utilizzare le mascherine per non tramutarle in un pericoloso ricettacolo di entità dannose per la salute degli utilizzatori sprovveduti. E’ sufficiente precisare che quella qui di seguito illustrata può essere lavata come meglio si desidera e successivamente stirata in modo da eliminare qualunque dannosa contaminazione. Si eviterà di ricordare quanto dovrebbe essere ovvio: e cioè che potrà proteggere gli altri dagli effetti dei propri colpi di tosse o starnuti solo se indossata a coprire naso e bocca e non lasciata penzolare, appesa ai padiglioni auricolari, quale inutile amuleto, quasi che la sua utilità stia nell’apparenza e non nella sostanza.

Se per caso voleste aumentare le prestazioni di questa umile protezione potrete sovrapporre esternamente una mascherina "chirurgica" correttamente indossata e opportunamente smaltita alla fine del ragionevole periodo d'uso. Ciò è in contrasto con il rispetto dell'ambiente e sconsigliabile in generale, ma potrebbe essere utile a chi non avesse di meglio per affrontare una situazione di rischio.


Di seguito troverete il video con le istruzioni per realizzare la mascherina. Abbiate pazienza: qui si sa a malapena tenere in mano uno smartphone, si lavora in presa diretta e senza montaggio ma, soprattutto, non si sa cucire. Prendetelo come uno spunto per aiutarvi a trovare la vostra mascherina interiore. La cucitura finale ovviamente dev’essere fatta su entrambi i lati e gli elastici non sono di sessanta centimetri ma solo di trenta. La mascherina del video è stata realizzata tagliando due triangoli isosceli col lato di sette centimetri, laddove invece il video (al ventesimo secondo) parla di otto. Fate i vostri esperimenti per trovare la misura adeguata al vostro volto. I panni di microfibra utilizzati come filtro devono essere traspiranti: testateli prima di ritagliarli, appoggiandoli sulla bocca e respirando attraverso e, se non fanno passare l'aria, utilizzateli per le pulizie e provate con un altro articolo.



Ecco l'effetto finale della mascherina indossata. Il risvolto sotto il mento potrà essere meglio adattato al proprio volto modellandolo con qualche punto aggiunto a mano. Le misure sono adatte a un volto maschile e, se risultano eccessive, si possono ridurre le dimensioni del rettangolo iniziale, soprattutto quella maggiore (la larghezza della mascherina). Gli occhiali, da vista o di sicurezza, migliorano l'aderenza della parte superiore: dovrete appoggiarli sul naso mantenendoli all'esterno della mascherina, dopo averli eventualmente trattati con un prodotto antiappannante. Se non riuscirete a evitare l'appannamento, potrete provare a far scendere un po' gli occhiali sul naso, allontanandoli dal volto.

La foto della lapide di Maria Gaetana Agnesi è di Edoardo De Carli.
Per la progettazione di questa mascherina mi sono ispirata ad alcuni video, in particolare quelli di Céline  e di Madalena. Potrete guardarli con profitto, perché sono molto più brave di me a cucire e a fare video.
Sono state tenute in conto le osservazioni dell'AFNOR sui materiali utilizzati e su cosa NON fare, anche se il modello della mascherina non è uno di quelli proposti nel loro documento. Può esservi molto utile consultare  https://www.afnor.org/faq-masques-barrieres/#materiaux-essais-performance. Sicuramente anche in Italia, prima o poi, uscirà un documento simile. Prima o poi.